Quattro Regioni tornano in zona gialla, il 20 dicembre scadono le ordinanze ministeriali

Quattro Regioni tornano in zona gialla, il 20 dicembre scadono le ordinanze ministeriali

Il 20 dicembre scadono le ordinanze del ministero della Salute che tengono in zona arancione 3 regioni e una provincia autonoma. Nessun rinnovo, i territori passano ad area gialla ma con nuove regole previste per le festività natalizie

Zona rossa per Natale in tutta Italia? Al momento, seppur invocata da ministri e anche da alcuni governatori, si tratta soltanto di un’ipotesi che però si sta facendo sempre più concreta. Italia zona rossa o arancione dal 24 dicembre al 1° gennaio. È questa l’ipotesi all’esame del Governo per evitare il pericolo di una terza ondata del virus. Passaggio cromatico per Basilicata, Calabria, Lombardia e Piemonte, che sono tornate zona gialla a partire da domenica 13 dicembre. Un cambiamento nel periodo più intenso in direzione delle feste natalizie per le Regioni e, anche per questo, soggetto a maggiori raccomandazioni da parte del governo che da tempo spinge sulla prudenza. A destare la preoccupazione delle istituzioni, infatti, sono ancora i numeri ancora elevati di contagi e di deceduti dato che per questo abbiamo toccato l’infelice primato europeo. Al vaglio dell’esecutivo resta comunque la possibilità di tenere aperti i Comuni durante le feste, seppure in maniera limitata. A Cortina flash mob di negozianti, chef e maestri di sci contro il Dpcm. 

Da escludersi paiono le deroghe solo per gli spostamenti tra i piccoli comuni sotto i 5mila abitanti e distanti pochi chilometri l’uno dall’altro, nessuna possibilità di ‘aprire’ alla mobilità all’interno della provincia o tra una città e l’altra. Il governo ribadisce la necessità di mantenere la linea del rigore in vista di Natale e Capodanno, “due settimane che mi preoccupano e se passa il messaggio ‘liberi tutti’ ripiomberemo in una fase pericolosa a gennaio e febbraio” ripete il ministro della Salute Roberto Speranza, appoggiato dall’analisi degli scienziati che indica un numero di nuovi casi e un’incidenza “ancora troppo alti”. Come introdurre queste deroghe, però, è ancora un rebus che né a palazzo Chigi né nella maggioranza è stato sciolto e che andrà risolto nelle prossime ore: mercoledì è calendarizzata al Senato una mozione del centro destra che punta a cancellare i divieti ed è evidente che il governo non può arrivare a quella data senza una sua proposta se vuole evitare l’incidente parlamentare, visto anche lo scontro aperto degli ultimi giorni sul Recovery e le divisioni tra i rigoristi e coloro che invece chiedono maggiori aperture.

Ma ormai appare chiaro che è superata dai fatti l’opzione di presentare al Senato una mozione di maggioranza che impegni il governo a cambiare il decreto, inserendo la possibilità di spostarsi tra i comuni sotto i 5mila abitanti e con un limite di 20 chilometri, che potrebbe essere votata anche da parte delle opposizioni. Un escamotage che però non risolverebbe del tutto i problemi: se, infatti, fornirebbe la via d’uscita politica al premier Giuseppe Conte che ha chiesto un’assunzione di responsabilità al Parlamento per modificare il decreto, non darebbe la soluzione tecnica, visto che bisognerebbe in ogni caso mettere mano alla norma. Le soluzioni restano quindi due, essendo stata esclusa anche dagli uffici legislativi di Chigi e di diversi ministeri la possibilità di intervenire con le Faq: o un emendamento al decreto già presente in Parlamento – possibilità che nella stessa maggioranza viene giudicata difficilmente percorribile vista la ristrettezza dei tempi e l’affollamento di provvedimenti da votare, a partire dalla manovra fino al decreto ristori e al decreto sicurezza – oppure un nuovo decreto che modifichi quello del 2 dicembre. Ma in questo caso Conte dovrebbe risolvere la grana all’interno del Consiglio dei ministri, con Speranza e il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia che hanno già detto di essere contrari ad ogni apertura e di esser pronti a metterlo a verbale.

L’Italia è, al momento, il Paese europeo che conta più vittime a causa della Pandemia. Il numero dei decessi ha toccato infatti la cifra record di 64.036, 10 in più del Regno Unito, finora detentore del triste primato 8il . Anche per questo le deroghe valutate sono solo parzialmente di allentamento. Per quanto riguarda i Comuni, infatti, la possibilità di spostamento potrebbe riguardare i centri abitati che contano un numero di abitanti sotto i 5 mila e vicini tra loro.

Regioni, disposizioni vecchie e nuove 

Per quanto riguarda i giorni di festa piena, sembra tramontata la possibilità di aprire fra le province. Secondo il ministro della Salute, Roberto Speranza, la situazione è ancora troppo rischiosa per consentire allentamenti maggiori. Anzi, il titolare della Sanità afferma che le due settimane in entrata sono preoccupanti. “Se passa il messaggio ‘liberi tutti’ – ha spiegato – ripiomberemo in una fase pericolosa a gennaio e febbraio“.

Per le nuove regioni gialle vigeranno le regole attinenti. Permessi anche gli spostamenti senza autocertificazione, anche tra Regioni, a patto che il colore sia identico. Resta la regola del coprifuoco dalle 22 alle 5, eccetto per ragioni di necessità. In vista dei giorni di festività piena, tuttavia, i divieti varranno anche per i territori gialli. A meno che nelle ultime ore non cambi qualcosa, ipotesi comunque improbabile se non per qualche leggera modifica al programma. Nelle prossime ore è attesa una mozione del Centrodestra per qualche ulteriore deroga. In ballo c’è il Natale ma anche il futuro dell’esecutivo.

DISCLAIMER
Ogni testo è redatto da l’Albergo, proprietario dei diritti di proprietà intellettuale.
Qualunque riproduzione, anche parziale è vietata, così come l’utilizzo del logo senza preventiva autorizzazione scritta è perseguito a termini di legge.
Taggato con: ,