Overtourism, le città italiane più esposte: il report di Demoskopika

Il secondo aggiornamento dell’Indice Complessivo di Sovraffollamento Turistico (ICST) dell’Istituto Demoskopika offre un quadro chiaro dell’impatto crescente dei flussi turistici in alcune aree italiane. Dieci province raggiungono soglie di saturazione preoccupanti
Demoskopika aggiorna l’Indice Complessivo di Sovraffollamento Turistico (ICST), confermando una tendenza di crescente pressione antropica su diverse aree italiane a forte vocazione turistica. Il dato più rilevante: dieci sistemi provinciali presentano un livello “Molto Alto” di sovraffollamento.
L’indice, alla sua seconda edizione, è stato calcolato applicando la metodologia Mazziotta-Pareto a cinque indicatori strutturali che analizzano l’impatto complessivo del turismo sul territorio:
– Densità Turistica (DT)
Rimini (17.154 presenze/km²) e Venezia (15.902 presenze/km²) guidano la classifica. Valori che segnalano una concentrazione estrema di flussi turistici per unità di superficie, con implicazioni critiche sulla gestione dello spazio urbano e delle risorse.
– Densità Ricettiva (DR)
L’indice misura i posti letto disponibili per km². Anche in questo caso, Rimini presenta una delle densità ricettive più elevate, seguita da altri sistemi turistici marini e urbani ad alta frequentazione stagionale.
– Intensità Turistica (IT)
Bolzano mostra il dato più alto a livello nazionale, con quasi 69 presenze turistiche per abitante residente, seguita da Venezia con circa 47. Questa metrica evidenzia il rapporto diretto tra visitatori e comunità locali, un dato cruciale per valutare la sostenibilità sociale del turismo.
– Indice di Utilizzazione Lorda (IUL)
L’indice esprime la percentuale media annua di occupazione delle strutture ricettive. Valori elevati segnalano stress sulle infrastrutture e necessità di espansione o regolazione della capacità ricettiva.
– Quota di Rifiuti Urbani per Turista (QRUT)
Rimini segna il record nazionale con 76,8 kg di rifiuti urbani per turista, dato che riflette l’impatto ambientale diretto del turismo. Il confronto con Benevento – appena 0,5 kg per turista – evidenzia l’ampia forbice tra territori ad alta e bassa pressione turistica.
«L’overtourism – avvertono i ricercatori di Demoskopika – non è più soltanto una sfida, ma è una priorità che investe la sostenibilità delle destinazioni italiane. Non riguarda solo l’esperienza del turista, ma condiziona anche la qualità di vita delle comunità locali». L’indice ICST, pur in fase sperimentale, si propone come strumento di governance utile a valutare in modo comparabile l’impatto turistico nelle diverse province.
Le province ad alta criticità
Dieci sistemi turistici provinciali rientrano nella fascia “Molto Alta” dell’indice ICST 2025 (valore >110). Oltre alle conferme di Rimini, Venezia e Bolzano, si segnalano anche Livorno, Napoli, Trento, Verona, Milano, Roma e Trieste.
Queste realtà, fortemente esposte alla pressione turistica, mostrano criticità su più fronti: densità demografica stagionale alterata, sovraccarico delle strutture ricettive, produzione e gestione dei rifiuti, congestione dei servizi pubblici e trasporti. L’impatto si estende anche alla qualità della vita dei residenti, con implicazioni dirette sulla coesione sociale e sull’accessibilità ai servizi.
Livelli intermedi e aree marginali
Nel livello “Alto” dell’ICST (valori tra 105 e 109) si collocano Aosta, Firenze e Siena, territori con una forte attrattività culturale e storica, dove i flussi turistici sono consistenti anche al di fuori dei picchi stagionali. Nonostante non si raggiunga la soglia di massima saturazione, sono evidenti segnali di tensione, soprattutto nella gestione delle risorse ambientali e urbane.
All’opposto, le province di Rieti, Benevento, Reggio Calabria, Isernia, Avellino e Campobasso si posizionano stabilmente nella fascia “Molto Bassa” dell’indice (90–94). Qui la pressione turistica è limitata, con impatti contenuti su infrastrutture, ambiente e residenti.
Uno strumento per la programmazione sostenibile
L’indice ICST – costruito esclusivamente con dati ufficiali (ISTAT e ISPRA) riferiti al triennio 2023–2025 – consente di orientare in modo oggettivo le strategie pubbliche per la gestione del turismo. I valori normalizzati su scala 70–130 permettono un confronto omogeneo tra aree, superando la disomogeneità dei singoli indicatori.
L’adozione di tale strumento da parte di enti locali e decisori politici potrebbe agevolare la regolazione dei flussi nei periodi critici, la valorizzazione di mete secondarie e la destagionalizzazione della domanda turistica.
«Agire ora – concludono gli autori dello studio – è l’unica strada per garantire che il turismo resti una risorsa e non si trasformi in un fattore di crisi per i territori e per le generazioni future».
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