L’impatto dei dazi sulle strutture ricettive e gli operatori turistici

Le recenti tensioni commerciali innescate dall’amministrazione Trump, con l’imposizione di nuovi dazi su vari beni importati, stanno generando onde d’urto ben oltre il comparto manifatturiero. Il turismo, settore fortemente interconnesso a livello internazionale, non è immune
Le ripercussioni si fanno sentire sia sul fronte dei flussi turistici verso gli Stati Uniti, sia su quelli in uscita, con effetti diretti anche per le imprese turistiche europee – Italia inclusa. I dazi imposti a Paesi strategici per il turismo internazionale (e temporaneamente sospesi), stanno innescando misure di ritorsione. Questo clima poco rassicurante rischia di scoraggiare i viaggiatori provenienti da queste aree, con un potenziale calo degli arrivi da e verso gli Stati Uniti.
Anche l’immagine degli USA come meta turistica ne risente: il protezionismo commerciale si accompagna anche ad una percezione negativa del Paese che l’ha voluta, spingendo i viaggiatori ad orientarsi verso destinazioni percepite come più “accoglienti” o stabili.
Inoltre, l’inflazione generata dall’aumento dei costi di beni e servizi – a causa dei dazi – potrebbe rendere una vacanza negli Stati Uniti meno conveniente, spingendo i turisti internazionali a scegliere mete alternative più competitive.
Il turismo in uscita dagli USA rischia quindi un rallentamento. Un eventuale aumento del costo della vita, associato a una svalutazione del dollaro, potrebbe ridurre la propensione degli americani a viaggiare all’estero. I mercati che tradizionalmente beneficiano del turismo outbound statunitense, come l’Italia, potrebbero quindi registrare un calo delle presenze.
L’impatto su strutture ricettive ed operatori turistici
Le conseguenze si estendono anche alle imprese del settore, in particolare a quelle che dipendono da forniture internazionali. Se i dazi colpiscono materiali da costruzione, arredo, tecnologie o beni alimentari importati, i costi di gestione per hotel e ristoranti potrebbero salire sensibilmente.
L’incertezza politica e commerciale rischia inoltre di frenare gli investimenti, specie da parte di gruppi stranieri, rallentando lo sviluppo di nuove strutture o progetti turistico alberghieri. E’ ovvio che anche le compagnie aeree sono sotto pressione: i dazi faranno lievitare i costi operativi, con ricadute sui prezzi dei biglietti e, di conseguenza, sulla domanda.
L’Italia tra rischi e opportunità
L’Italia, da sempre tra le mete predilette dal turismo statunitense, potrebbe risentire di un’eventuale contrazione dei flussi dagli USA. A essere maggiormente esposte sarebbero le città d’arte – come Roma, Firenze e Venezia – e il comparto del turismo di lusso, che negli ultimi anni ha registrato una crescita sostenuta grazie alla domanda americana.
In questo contesto, cresce l’appeal di destinazioni alternative. L’Europa – e l’Italia in particolare – potrebbe beneficiare del momentaneo disinteresse verso gli USA da parte di turisti asiatici ed europei. Allo stesso tempo, le economie emergenti, non coinvolte nei conflitti commerciali, possono diventare nuove mete per viaggiatori business o high-spender.
I dazi, se introdotti dagli USA verso gli altri Paesi, e le possibili contromisure europee aprono a scenari nuovi e complessi per il turismo globale. Per gli operatori e albergatori italiani diventa fondamentale monitorare con attenzione l’evoluzione delle politiche commerciali internazionali, valutando rischi e opportunità legati ai flussi turistici e alle catene di fornitura globali.
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