Imposta di soggiorno, imprese contrarie ad aumento pressione fiscale

Le maggiori organizzazioni rappresentative chiedono al Governo una correzione di rotta
“Le imprese e i cittadini sono in attesa di una riduzione della pressione fiscale, come è stato più volte promesso, ma le avvisaglie sul contenuto della legge di bilancio sembrano andare in direzione completamente opposta”.
Questo il commento di Confindustria Alberghi, Assohotel, Faita e Federalberghi al comunicato del Consiglio dei ministri che preannuncia la proroga per il 2026 delle misure incrementali sull’imposta di soggiorno.
Secondo le organizzazioni, rinnovare l’incremento di 2 euro – che avrebbe dovuto riguardare solo l’anno giubilare – equivale a un aumento dell’imposta compreso tra il 20% (da 10 euro a 12) e il 40% (da 5 a 7).
Ancora più forte la polemica intorno alle località interessate dalle Olimpiadi e Paralimpiadi invernali, per le quali viene preannunciato un aumento del 140% , passando quindi da 5 a 12 euro:
“Sono valori stellari, che si commentano da soli. Uno svarione che confidiamo venga corretto già in questa fase, intervenendo sulle bozze della manovra”.
Le maggiori rappresentanze delle imprese turistico ricettive chiedono dunque al Governo di non inasprire la pressione fiscale, e ribadiscono la necessità di assicurare che una parte del gettito venga destinata alla riqualificazione delle imprese turistica, in ossequio a quanto previsto dalla legge vigente, che purtroppo viene disapplicata dai comuni, e di contenere gli oneri amministrativi ed economici che gravano sulle imprese turistiche incaricate della riscossione dell’imposta.
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