L’Hospitality si è data appuntamento a Roma: ITHIC cresce e guarda al futuro

Networking di qualità e temi strategici per un evento che, anno dopo anno, consolida la propria centralità nel panorama italiano e internazionale
Ci sono eventi che nel tempo diventano pietre miliari. ITHIC – l’Italian Hospitality Investment Conference – è ormai uno di questi: non solo per le tematiche dibattute, ma per la qualità degli interlocutori e per la spinta che porta al settore dell’hospitality italiano.
Nella due giorni romana ci siamo immersi in un contesto che pulsa di opportunità e conversazioni autentiche. L’evento, svoltosi nella suggestiva cornice dell’Hotel Villa Pamphili, ha accolto oltre 1.200 delegati da più continenti e più di dieci paesi, portando sul palco speaker internazionali di alto profilo.
Temi forti, prospettive concrete
I panel – numerosi e articolati – hanno spaziato tra branding alberghiero, mercati alternativi, cicli dell’investimento e macro-trend globali.
Alcuni interventi hanno affrontato la trasformazione di catene ricettive in brand distintivi, con un’attenzione particolare alla coerenza tra identità esperienziale e posizionamento di lusso. Altri momenti hanno affrontato il tema delle destinazioni emergenti e delle città secondarie sottolineando come l’Italia debba guardare oltre le classiche mete metropolitane per intercettare nuove opportunità.
Nella sezione macroeconomica, si è discusso dell’Italia nel contesto EMEA, del peso degli investimenti alberghieri e della sostenibilità del mercato finanziario nel medio termine. Interventi come “A global macro-economic outlook and Italy in 2026” hanno richiamato l’attenzione sulla necessità di allineare visione strategica e pragmatismo operativo nei prossimi anni.
Una nota di rilievo: nella “Press Room” ufficiale di ITHIC sono disponibili interviste con figure come Rocco Forte, Wyndham e Accor, che delineano visioni concrete sull’espansione internazionale e sul posizionamento del mercato italiano. Ad esempio, Dimitris Manikis (Wyndham EMEA) ha illustrato come intendono “sbloccare il potenziale dell’Italia” con strategie innovative.
Tra ascolto e dialogo: il bilanciamento
Si è passati continuamente dal seguire interventi chiave e al contempo non perdere i momenti informali: colazione, coffee break, aperitivi, pause pranzo. È lì che spesso avviene il vero scambio: presentazioni, idee veloci, contatti che altrimenti non emergerebbero da un palco. Molti incontri onte to one con operatori stranieri interessati a mercati secondari, fondi specializzati in hospitality e manager con l’biettivo di approfondire progetti specifici, confermando che il ROI relazionale dell’evento è stato elevato.
Tuttavia, c’è un aspetto che, anche personalmente, ho avvertito: la densità dei panel, sebbene ricca di contenuti, ha reso a tratti difficile decidere se restare in sala per un tema interessante o uscire per un breve incontro. Questo “trade-off” tra partecipare e interagire è una sfida che forse l’organizzazione potrà affinare nelle prossime edizioni.
La crescita che si vede
Ogni anno ITHIC sembra spingersi oltre i propri limiti. La settima edizione ha confermato quanto già si intravedeva: un progressivo aumento di adesioni, una qualità degli speaker sempre più internazionale e un’agenda che dialoga con dinamiche globali, non solo italiane.
Eppure, tra le grandi strategie e i numeri degli investimenti, emerge un’Italia diversa: quella dei territori secondari, delle esperienze che cercano voce, dei luoghi che chiedono di essere raccontati e non solo venduti. Dare spazio a questi mondi è forse il segnale più interessante che ITHIC ha lanciato quest’anno.
Cosa ci siamo portati a casa da questa edizione
- La conferma che il networking ben organizzato fa la differenza: incontrare interlocutori con visione internazionale, confrontarsi su idee e progetti, vale più di molti interventi passivi.
- L’importanza di dosare i temi: quantità sì, ma con attenzione al ritmo e alla possibilità concreta di “switchare” tra sala e corridoio.
- La consapevolezza che l’Italia può contare su un’offerta ricettiva straordinaria — ma serve un posizionamento chiaro, investimenti strategici e un’attenzione costante alla qualità.
Non è un’ingenuità dire che, se questa traiettoria verrà mantenuta, ITHIC 2026 potrà essere un’edizione ancora più ambiziosa, con speaker ancor più internazionali, una platea più selezionata e magari un layout che integri meglio contenuti e momenti di conversazione informale.
In fondo, il successo di eventi come questo è anche una misura dello stato di salute del settore: il fatto che il networking resti cuore pulsante, ben più delle slide, è una lezione che imprendo con gratitudine e con sguardo rivolto al futuro.
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