Albergo n° 70. Dimissioni Draghi: perdiamo la faccia all’estero, elezioni il 25 settembre

Albergo n° 70. Dimissioni Draghi: perdiamo la faccia all’estero, elezioni il 25 settembre

Con la nostra rivista già in stampa sono arrivate le dimissioni del Presidente del Consiglio Mario Draghi. L’annuncio del premier italiano ha fatto il giro del mondo come breaking news di tutte le principali agenzie di stampa. Anche la richiesta fatta dal Presidente Mattarella, che aveva respinto le dimissioni, non è bastata a risolvere positivamente una crisi diventata velenosa e complessa dopo il no di Conte e di un manipolo di 5 stelle allo sbando.

Ora si va a votare il 25 settembre con le incognite di chi prenderà poi il posto di Mario Draghi: hanno vinto i partiti facendo fuori chi politico non è! Alla faccia della Borsa che affonda e dello spred che sale nuovamente, ma non diteci che i partiti lo fanno per gli italiani, non raccontateci altre balle, non ci crede più nessuno. Vincerà l’assenteismo, anche questo non fa bene alla nostra fragile democrazia.

La situazione economica, energetica e politica presentava già – oltre a quest’ultimo fatto che fa capire la pochezza di questi politici di basso profilo – non poche difficoltà, mai viste dal dopoguerra ad oggi, e molteplici incertezze a livello mondiale, non siamo ancora usciti dal Covid che anzi pare aver ripreso vigore anche in estate (ma i virologi ci hanno raccontato per due anni che qualsiasi virus con il caldo regredisce!…) pur essendo in una forma meno aggressiva delle precedenti; i dubbi sui vaccini si fanno sempre più forti e le perplessità crescono…  E’ chiaro che, in gran parte del mondo, i cittadini si pongono molte domande che restano ancora senza risposte esaustive. Resta la certezza che in questa fase di grandi ribaltamenti economici, di paesi in crisi per molti motivi, certe operazioni come le vaccinazioni di massa portano enormi vantaggi a chi le ha promosse e a chi produce i vaccini.

Ma è anche il momento della ripresa dei viaggi che è esplosa sin dalla primavera e si è andata consolidando in estate con il positivo ritorno di stranieri, per lo più europei, a riscoprire le città d’arte. Poi i vacanzieri italiani stanno facendo il resto e ci auguriamo che tutto prosegua così, senza troppi scossoni legati ad eventi che vorremmo veder finire al più presto: la pandemia e la guerra in Ucraina in primis.  

Il secondo punto caldo da affrontare nel comparto alberghiero, è un problema di complessa soluzione: quello della carenza di personale adeguato per i comparti del turismo e dell’ospitalità in particolare. In queste pagine potrete leggere una nostra intervista a Lino Stoppani, Presidente di FIPE, che spiega il suo parere in merito.

Il problema si trascina da tempo, non solo in questa stagione, e implica un progetto più ampio che dovrebbe coinvolgere tutti gli attori della filiera turistica per fare un deciso cambio di passo. Ma pare che la programmazione non sia la caratteristica dei nostri governi e che i fondi del Pnrr siano già stati destinati qua e là, senza aver pensato alla formazione e al lavoro stagionale, ben sapendo che un’offerta di qualità non può prescindere da un’adeguata formazione professionale.

Se si vuole dare una prospettiva ai giovani si deve affrontare l’immediato futuro concertando un progetto di rilancio turistico che parta dalla competenze e professionalità del personale, i fondi non dovrebbero mancare. Bisogna partire dalla base, le scuole alberghiere, il cui programma va adeguato al turismo di oggi e gli insegnati devono essere preparati e motivati, inoltre il livello medio di tali scuole dovrà essere ben più alto dell’attuale. Ma il ministero di competenza ha trattato per decenni la formazione professionale come l’ultimo dei suoi problemi, non pensando alle implicazioni, anche sociali, a cui una scuola non al passo con le esigenze di oggi fa si che produca solo dei disoccupati. E’ qui che si formano i ruoli chiave quali i camerieri, i maitre, le governanti, i receptionist, ecc. E nella conoscenza delle peculiarità territoriali dell’agroalimentare e della cultura si impara il valore aggiunto che il nostro Paese ha ancora, che bisogna saper valorizzare e spiegare ai turisti.

Le Università con i loro master sempre più diversificati toccano altri ruoli e vorrebbero far raggiungere altri obiettivi ai giovani ma anche qui le carenze non mancano. Ho spesso stagisti nella nostra redazione e vedo che le loro carenze sono sempre sul piano pratico: usano il cellulare con destrezza ma non conoscono i programmi base di un semplice computer o come si lavora su un web inserendo testi e foto o si imposta un lavoro di segreteria, anche se in genere lo imparano subito, ma va insegnato prima che inizino a lavorare!

Vorremmo quindi da una parte una formazione mirata ed adeguata ma anche un maggior riconoscimento a chi ha già raggiunto una buona capacità che queste siano riconosciute nei salari per dare la giusta spinta a chi lavora con passione e professionalità. Sappiamo che troppo spesso si vuole risparmiare sui dipendenti, lo dimostra il fatto che molti giovani non trovano lavoro qui ma vengono presi in altri Paesi come le isole Baleari, a Londra e in altri luoghi.

Giulio Biasion

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