L’Albergo 65. Se vengono meno gli alberghi crollano le ‘stazioni di sosta’ dei flussi turistici

L’Albergo 65. Se vengono meno gli alberghi crollano le ‘stazioni di sosta’ dei flussi turistici

Sino ad oggi non è bastato l’appello di Draghi a muovere le prenotazioni dall’estero; al momento i turisti esteri, spesso blindati dalle autorità a passare le vacanze nei loro paesi, non danno segno di voler viaggiare o almeno di scegliere l’Italia che ha dato per troppo tempo segnali di chiusura e fatto del terrorismo psicologico, tra politici e virologi. Tutto questo, oltre all’elevato numero di morti per la pandemia, certo non favorisce una situazione che avrebbe bisogno di dati più ottimistici e di maggiori certezze per quel turismo al quale le bellezze delle nostre città o del nostro mare non bastano più. Oggi servono garanzie ed una di queste riguarda la sanificazione che tutti voi albergatori dovete fare secondo i protocolli previsti, sicuramente onerosa, ma documentata con una comunicazione veritiera, credibile, da far conoscere all’ospite, suggerisco attraverso le vostre Associazioni di categoria.

Non credo che il turismo europeo, specie quello tedesco, rinuncerà a venire nel ‘bel paese’ ma sicuramente gli anglosassoni, statunitensi soprattutto, difficilmente verranno in gran numero: questo inciderà sulla auspicata ripresa di destinazioni che più di tutte stanno soffrendo: Venezia, Roma, Milano e Firenze prima di tutto.

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Giorni fa parlavo con un amico che considero uno dei più acuti esperti del settore, Ettore Zampiccoli, consulente di marketing territoriale. Sappiamo che la pandemia non sarà indolore e lascierà ferite profonde nel nostro settore. Ad oggi è difficile fare previsioni sulla ripresa, dopo la batosta invernale in montagna e quella che le città d’arte si portano dietro da un anno e mezzo. I turisti torneranno ma che tipo di vacanza vorranno? Zampiccoli ci ha dato interessanti spunti nuovi, legati al futuro delle strutture alberghiere, che vi trasmetto.

“Mentre gli esperti ragionano sui nuovi modelli di turismo, tanti albergatori sono in affanno e rischiano la chiusura per una serie di motivi, non tutti riconducibili ai danni da pandemia.

In questo contesto si affacciano società ed imprenditori esterni, italiani e stranieri, a caccia di hotel in svendita. In genere non guardano ai piccoli alberghi ma ad hotel con un robusto numero di camere. In questa difficile situazione, già lo scorso, era stata prospettata l’opportunità di un Piano straordinario per salvare gli hotel.

Perché proprio gli hotel? C’è un dato di fatto. Se vengono meno gli alberghi crollano le “stazioni di sosta” dei flussi turistici. Un albergo aperto e in attività continuativa significa non soltanto letti e sala da pranzo: comporta soprattutto occupazione professionale, lavoro giovanile, ricadute sul commercio urbano, stimolo all’artigianato ecc. Viceversa, meno alberghi attivi significa un calo a strapiombo dell’economia di molte zone e territori. Significa anche meno entrate per gli enti locali”.

Allora, che fare, si chiede Zampiccoli?

“Può anche andar bene l’esenzione dell’Imu, il potenziamento dei contributi a progetto, il prolungamento dei prestiti bancari, i ristorni nazionali e provinciali. Ma forse tutto questo non basta: servirebbero degli interventi-antibiotico innovativi rivolti proprio agli alberghi.

In un intervento dello scorso anno già avevamo prospettato qualcosa di simile al lease-back sperimentato negli anni scorsi per il settore industriale. Che cos’è il lease-back? E’ una particolare forma di finanziamento delle aziende in difficoltà. Funziona così. Una Finanziaria pubblica compera l’immobile dall’imprenditore in difficoltà. Perché? Per salvare sia l’impresa che i livelli occupazionali. Poi affitta la struttura allo stesso imprenditore dal quale ha rilevato l’azienda. In tal modo dalla vendita l’imprenditore in panne acquisisce un capitale finanziario che si presta a rilanciare la produttività dell’impresa. Se gli affari andranno bene, l’imprenditore, dopo un certo numero di anni, potrà riscattare la proprietà dell’immobile e festeggiare la ripresa. In caso contrario la Finanziaria potrà metterlo sul mercato. 

Questo tipo di interventismo pubblico è applicabile oggi al sistema delle varie Regioni o Province? Si tratta di provare, con coraggio e avvedutezza. Ma occorrerebbe muoversi subito con regole chiare, precise e con super controlli, che evitino possibili speculazioni. A partire da una condizione esiziale: il lease-back potrà riguardare prima e innanzitutto gli hotel di medie-alte dimensioni, di alta qualità d’impresa, che producano posti di lavoro e che abbiano notorietà e reputazione, poi il resto del sistema finanze permettendo”.

                                                                                                                             Giulio Biasion

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