Monitor. Pasqua di Resurrezione, il turismo è tornato

Monitor. Pasqua di Resurrezione, il turismo è tornato

In questa primavera 2022 già segnata dal successo delle vacanze pasquali che hanno visto circa 1,5 milioni di italiani trascorrere almeno una notte fuori casa (per un totale di circa 4,5 milioni di presenze) a cui si sono aggiunti altri 11-12 mln. di escursionisti, oltre agli ospiti stranieri molto più numerosi e finalmente visibili rispetto allo scorso anno, gli operatori dell’industria dell’ospitalità stanno lentamente ritrovando quel sorriso che era stato cancellato da due lunghissimi anni di pandemia.

Altrettanti italiani si sono mossi per il ponte del 25 aprile ’22, secondo le previsioni dell’Osservatorio Turistico di Trademark Italia e Sigma Consulting, con numeri arrivati quasi ai livelli del 2019, delineando le condizioni per una positiva estate 2022, nonostante la tragica situazione in Ucraina e gli effetti che ne derivano.

Le rilevazioni post-pasquali evidenziano dunque un’elevata soddisfazione tra gli operatori del settore ricettivo e di tutta la filiera collegata, con tassi di occupazione superiori al 70% in gran parte delle destinazioni turistiche e una diffusa voglia di Italia anche tra i turisti stranieri che, soprattutto dalla Germania e dalla Francia, sono tornati ad affollare le città d’arte così come le località balneari.

Le aspettative per i prossimi mesi sono pertanto ottimistiche, perché oltre al ritorno degli ospiti stranieri c’è una quota crescente di italiani che trascorrerà nel nostro Paese anche le prossime vacanze estive. E’ evidente, d’altro canto, che tra gli aumenti dei costi energetici e le preoccupazioni per l’evolversi della situazione internazionale, italiani e stranieri pongano particolare attenzione al budget per le loro prossime vacanze, sia primaverili che estive.

Secondo le analisi dell’Osservatorio Turistico di Trademark Italia e Sigma Consulting, per la prossima estate 6 italiani su 10 stanno pensando di fare vacanza, anche se al momento solamente il 10% ha già prenotato.

L’Italia si conferma ai vertici delle preferenze per oltre il 70% dei connazionali, mentre solo un 15% pensa all’estero come possibile destinazione per le proprie vacanze. In cima ai pensieri degli italiani si confermano le destinazioni balneari che saranno scelte dal 65% dei potenziali turisti.

La ricerca indica che i turisti italiani nel 2022 faranno sostanzialmente gli stessi giorni di vacanza del 2021 (7/8 giorni), meteo permettendo. Perché la variabile meteo, in un trend di prenotazioni last minute sempre più prudenti (per garantirsi zero complicazioni in caso di cancellazione), inciderà in maniera determinante sulla performance delle destinazioni, delle strutture ricettive, dei parchi di divertimento, dei pubblici esercizi e degli stabilimenti balneari.

Il budget di spesa per il tempo libero segue un percorso logico, di incremento naturale rispetto agli anni scorsi. In effetti, dal 2019 al 2021, per l’emergenza pandemia, i prezzi del settore hospitality nei mesi di alta stagione hanno subito ovunque sensibili aumenti (mediamente del 15-20%). Nella primavera 2022, a causa degli aumenti dei costi dell’energia, dei carburanti, dei prezzi delle materie prime e delle tariffe alberghiere, si sta verificando un incremento della spesa media di almeno il 10% e tendenzialmente crescente, che per la prossima estate potrebbe tradursi in aumenti dei prezzi nell’ordine del +15% circa.

L’Osservatorio Turistico di Trademark Italia e Sigma Consulting, in conclusione, si focalizza sulla Riviera dell’Emilia Romagna rilevando che il 20% degli operatori alberghieri tornerà operativo dalla metà di maggio, il 32% aprirà definitivamente la propria struttura nella prima metà di giugno, dopo aver aperto “a intermittenza”, chi per la Pasqua (42%), chi per qualche importante evento come l’Adunata Nazionale degli Alpini che si terrà a Rimini dal 5 all’8 maggio.

Per questa particolare e straordinaria occasione si prevede un’affluenza di oltre 140.000 ospiti tra addetti ai lavori, partecipanti, accompagnatori, spettatori, per un movimento nelle strutture ricettive di oltre 450.000 presenze ed un impatto economico diretto di circa 80 milioni di euro che, considerando anche il giro d’affari indiretto e indotto, porterebbe un beneficio al territorio di oltre 140 milioni di euro.

Rispetto al sentiment complessivo per la prossima stagione estiva, invece, gli operatori non si sbilanciano più di tanto: il 53% afferma di attendersi un’estate in linea con quella 2021. A fronte poi di quasi 2 albergatori su 10 che parlano di una stagione balneare migliore dello scorso anno, c’è un 29% di pessimisti che, andamento di richieste e prenotazioni alla mano, si aspettano un movimento inferiore al 2021.

Se gli anni scorsi era stata la pandemia, quest’anno è la guerra russo-ucraina a condizionare il movimento turistico estero, che in Romagna aveva nei turisti russi una componente importante. Anche questa stagione, dunque, sarà caratterizzata dai flussi incoming nazionali prima di tutto, e poi dai mercati di prossimità, DACH (Germania, Austria, Svizzera) in primis, e da una parziale ripresa del turismo aereo dall’Europa Occidentale, dalla Gran Bretagna e dal Nord America.

Interrogati sulle difficoltà e le problematiche da affrontare in questo particolare momento storico, che colpiscono in particolare il settore turistico, gli operatori della Riviera evidenziano in particolar modo (93% delle risposte) la necessità di alzare i prezzi di pensione completa a causa degli aumenti dei costi energetici che riverberano su tutta la filiera. Un altro tema caldo è quello della carenza di personale, con diffusi problemi di professionalità, reclutamento e assunzione.

D’altra parte l’elevata rotazione del personale, soprattutto quello stagionale, è sempre stata una delle maggiori sfide gestionali affrontate dai proprietari e dai gestori del settore dell’ospitalità. Con la pandemia le cose si sono complicate ulteriormente, sia a causa dell’instabilità del lavoro stagionale, ma anche per la percezione che i giovani hanno di queste tipologie di impiego, che evidentemente non è più quella di una volta. Alberghi e ristoranti si sono dimostrati fragilissimi da questo punto di vista, e tanti lavoratori del settore si sono rivolti ad altri ambiti professionali, anche meno remunerativi ma più “stabili”.

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