Patrimonio culturale immateriale ed heritage tourism nei borghi dell’Italia minore

L’Italia è universalmente considerata come la nazione più dotata al mondo in fatto di patrimonio artistico e culturale consistente in migliaia di siti archeologici, chiese, monumenti, musei, milioni di opere d’arte di vario genere di cui non si conosce la reale consistenza
Il “Codice dei beni culturali e del paesaggio” del 2004, all’articolo 2 definisce come “Le cose immobili e mobili che… Presentano interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate dalla legge o in base alla legge quali testimonianze aventi valore di civiltà”.
Il codice quindi considera come beni culturali soltanto “le cose mobili e immobili”, non considera invece tali tutti gli aspetti e le manifestazioni della cultura immateriale come invece vengono definiti nel 2003 dall’Unesco nella “Convention pour la sauveguarde du patrimoine culturel immateriel”, ratificata anche dal Parlamento italiano, che così recita: “Il patrimonio culturale intangibile comprende le pratiche, le rappresentazioni, le conoscenze, le abilità – come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali con essi associati – che le comunità… Riconoscono come parte del loro patrimonio/eredità culturale intangibile, trasmessa di generazione in generazione… Costantemente ricreata… In coerenza al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e la loro storia, e conferisce loro un senso di identità e di continuità”.
A sua volta la Convenzione di Faro del Consiglio d’Europa del 2005 sul valore dell’eredità culturale per la società, definisce come “Comunità di eredità” l’insieme di persone che attribuisce valore ad aspetti specifici dell’eredità culturale, e che desidera, nel quadro di un’azione pubblica, sostenerli e trasmetterli alle generazioni future.
Centri storici e borghi: vanno resi fruibili
Le componenti della cultura immateriale, pur rappresentando delle potenziali risorse di cui sono ricchi soprattutto i borghi rurali e i centri storici della cosiddetta “Italia Minore”, non sono però ancora diventate a tutti gli effetti prodotti turistico-culturali fruibili, a parte qualche lodevole eccezione rappresentata dal segmento del turismo esperienziale.
Tali componenti sono costituite da feste, rievocazioni, sfilate, palii, cortei, sagre dedicate ai prodotti tipici, all’artigianato, ai “saperi”, da eventi legati alle tradizioni, alla storia, alla religiosità, al ciclo dell’anno. La SIAE (Società Italiana Autori ed Editori) nell’Annuario dello Spettacolo del 2019 ne ha censito 52.898, cui occorrerebbe però aggiungere i circa 20.000 eventi organizzati dalle 6.500 Pro Loco, e quelli promossi dalle 3.200 Confraternite legati alla religiosità.
Tutti questi eventi costituiscono elementi essenziali dello “Spettacolo Italia” che vedono come protagonisti le comunità dei residenti che li celebrano e li tramandano alle future generazioni come espressioni della loro cultura identitaria, del loro “genius loci“: essi costituiscono le materie prime motivanti dell’Heritage Tourism.
Il turismo tuttavia, pur costituendo un’opzione essenziale per il futuro dei borghi, pone problemi di varia natura perché si sviluppi in maniera sostenibile non solo da un punto di vista economico ma anche e soprattutto ambientale, culturale e sociale; deve infatti essere salvaguardata l’autenticità e l’originalità dei paesaggi culturali e delle forme della loro memoria materiale e immateriale. Va quindi pianificato con un approccio sistemico intersettoriale e non settoriale, con l’obiettivo non solo di far stare bene i turisti, ma soprattutto di accrescere il benessere e la qualità della vita dei residenti in contesti caratterizzati dall’efficienza e accessibilità da parte di tutti dei servizi, delle infrastrutture e del patrimonio identitario, e da una diffusa “cultura dell’accoglienza” nei confronti dei visitatori.
Borghi da sviluppare in chiave sostenibile
I borghi non possono essere visti soltanto come luoghi ameni, paesaggi da cartolina dove recarsi per gite fuori porta, ma come comunità che rischiano di compromettere il loro futuro a causa dell’esodo demografico dei residenti verso le grandi aree urbane con il conseguente spopolamento, fenomeni questi che possono essere contrastati da politiche di rigenerazione socioeconomica e culturale cui può contribuire lo sviluppo di un turismo sostenibile basato sulla valorizzazione dell’heritage.
Ogni singolo borgo tuttavia per diventare destinazione turistica va concepito come entità inserita e interconnessa in un sistema di relazioni con altri borghi e con i territori agricoli e rurali di contesto in base a precise politiche distrettuali basate sulla messa a valore dei “Paesaggi culturali viventi” in modo che possano costituire dei “magneti” attrattori di visitatori non solo verso i borghi dove si svolgono gli eventi, ma verso i territori/distretti di contesto attraverso l’offerta di visite ed escursioni in base al calendario annuale delle loro performance, in un continuum di sagre, feste, riti religiosi e profani, rievocazioni storiche purtroppo, “visitati” quasi esclusivamente da escursionisti provenienti dalla stessa regione di appartenenza dei borghi.
Quello dell’Heritage Tourism è un segmento ancora poco sviluppato nel nostro Paese: l’inserimento della sua offerta nei mercati internazionali potrebbe costituire non solo un nuovo fattore di competitività del nostro turismo, ma anche una risposta concreta sia all’overtourism nelle grandi città d’arte e nei borghi da cartolina, sia a estemporanee strategie di destagionalizzazione!
Non esistono infatti i turismi fuori stagione bensì le stagioni dei turismi, determinate non da fattori climatici ma, nel ciclo dell’intero anno, dalle potenzialità e capacità delle risorse naturali e culturali di motivare i turisti, combinate con l’efficienza e la gestione sostenibili e responsabili dell’offerta ricettiva, pararicettiva e complementare, le cui architetture, forme e dotazioni devono a loro volta essere consone alle atmosfere, alla “personalità” e alle “forme della memoria” dei borghi.
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