Come può cambiare il modello di accoglienza. A Roma cercasi Hotel, disperatamente

Come può cambiare il modello di accoglienza. A Roma cercasi Hotel, disperatamente

Parafrasando nel nostro titolo un vecchio film di successo degli anni ’85 dopo i decreti di chiusura degli alberghi e dei residence ora molte Regioni e ASL del Paese cercano ospitalità in albergo. Facciamo seguito al precedente servizio per rimarcare come oggi può cambiare il modello di accoglienza, che sia l’affitto o la richiesta di buoni alberghi attrezzati, con proprietà disponibili a cedere gratuitamente o a condizioni molto agevolate le loro strutture per accogliere persone asintomatiche e dimesse dagli ospedali, ma anche personale ospedaliero medico ed infermieristico, come già successo nell’interland milanese e da noi pubblicato. Gestire l’epidemia da Covid-19 fuori dagli ospedali è un imperativo categorico, nelle province come nelle grandi città, ma attuarlo non è così facile come può sembrare. Non vogliamo che le colpe ricadano sulla nostra categoria, sarebbe incredibile che accadesse quando tutti si rendono conto che i più colpiti dalla pandemia ora sono (e lo saranno nei prossimi mesi) proprio albergatori, tour operator ed agenti di viaggio.

 

A Roma Regione Lazio e ASL si accordano con gli albergatori

A Roma il Gruppo che gestisce due hotel e aderisce ad AICA –  Confindustria Alberghi, il Church Palace ed il Church Village, il primo un elegante 4 stelle superior sito in un edificio storico nella cornice del parco di Villa Carpegna e il secondo un 3 stelle concepito per accogliere studenti e famiglie, ha presentato da parecchi giorni al Comune di Roma una offerta di dare in uso gratuito gli ampi spazi del complesso turistico ricettivo, recentemente ristrutturati, a degenti in quarantena post Covid19 o a personale medico e paramedico che non può rientrare a casa per evidenti o che vive fuori città.

Parliamo di 600 posti letto in due ettari di terreno recintato con capacità di 1500 pasti al giorno! A quanto ci risulta però, nonostante l’allettante proposta sia stata inviata al Responsabile della Protezione Civile Angelo Borrelli e al Comune di Roma il 16.03 scorso e sollecitata il 26 marzo scorso dai responsabili della società alberghiera, nella persona dell’Assessore allo Sviluppo economico, Turismo e Lavoro Carlo Cafarotti e alla Sindaca Raggi, la giunta ieri (1 aprile ’20) non si era ancora espressa.

La cosa è sorprendente, data l’affannosa ricerca di sedi adeguate per ospitare quello che sarà, di qui a qualche giorno forse un esodo, di certo un’assoluta priorità di requisire locali già pronti e a basso costo, richiesta dalle direzioni ospedaliere, dalla Protezione Civile e dalla Regione Lazio; qui gli enti preposti ora sono riusciti a trovare un accordo.

“Ora le disposizioni sono cambiate – come ci conferma Tommaso Tanzilli, direttore di Federalberghi Roma e Lazio nonché presidente di EBTL – l’accordo che è stato fatto è con la Regione Lazio, la Protezione Civile e l’ASL Lazio. La Regione ha preferito, con il ns apprezzamento,  anziché requisire gli hotel, cercare con noi le strutture e noi pure abbiamo preferito l’accordo con la Regione con le strutture che volontariamente ne avessero le intenzioni, anziché subire un atto di forza”.

L’accordo così definito fa sì che l’albergatore mette a disposizione la struttura e da un servizio di base che comprende un addetto al ricevimento con una persona che abbia il compito della vigilanza H24 e garantisce la manutenzione della struttura e quanto c’è all’interno.

La scelta andrà verso strutture medie, più gestibili, e i dipendenti dell’albergo non dovranno entrare nelle camere, che avranno solo un degente abbastanza contenute in quanto le ASL gestiranno le strutture attraverso le società già contrattualizzate dalle stesse, come il rifacimento delle camere e il trattamento del servizio pasti, in quanto dovrà essere fatto da personale o già formato, esperto a trattare persone portatrici di virus e abituato a trattare con pazienti che non stanno male ma sono asintomatici o portatori positivi.

Abbiamo trovato l’equilibrio perfetto, si va su base volontaria e si sta partendo con un hotel a brevissimo: il contratto con la struttura dura 30 giorni, rinnovabili di altri 30 qualora vi sia la necessità.  Il primo hotel che ha chiuso un accordo a Roma (in autonomia, chiamato dall’ospedale) è stato l’hotel Marriott Courtyard di Monte Mario, vicino al Policlinico Gemelli e al Covid hospital della Columbus, struttura da 161 posti letto che ospiterà le persone dimesse.

 

Un messaggio propositivo per un modello di accoglienza

Certo non è quanto vorrebbe fare chi ha uno o più gruppi di hotel bloccati in varie città e non può riaprirli, se non aggravando ulteriormente i propri costi fissi. E’ una panacea che giustamente chi vuole può attuare, sia per dare un segnale di sensibilità alla gente, sia per contribuire al miglior prosieguo del post pandemia, in attesa che progressivamente l’attività lavorativa e vacanziera ritrovi un ritmo accettabile. Altri territori stanno collaborando con accordi locali, spesso differenti tra loro, parecchi hotel hanno già iniziato a sgravare gli ospedali; a Bergamo lo Starhotels Cristallo Palace ed il Winter Garden (vedi box sottostante), Federalberghi Bologna e il Royal di Cattolica in Romagna, a Montecatini Terme e si stanno muovendo nel grossetano e in Toscana, così come in Liguria, Veneto e in varie altre regioni del centro-sud.

 

Bergamo chiama, Winter Garden risponde

Abbiamo raccolto con grande positività l’invito di Confindustria Bergamo con ATS Bergamo e Humanitas Gavazzeni, ad ospitare i pazienti guariti da Coronavirus dell’ospedale.

“Trovo curiosa la sorpresa dei nostri conoscenti alla notizia che un albergo 4 stelle come il Winter Garden Hotel si sia reso disponibile ad accogliere i degenti post-ospedalieri guariti da Coronavirus. Non c’è nulla di strano. La nostra struttura è da sempre rivolta all’accoglienza. Certo, la clientela normalmente riguarda turisti e aziende bergamasche, ma il valore di accoglienza e vicinanza al territorio sono gli stessi.”

“Nei mesi scorsi abbiamo lanciato un messaggio per raccontare lo spirito del nostro albergo, quello di unire mondi vicini e mondi lontani. Oggi questo messaggio è reso ancora più attuale: la necessità di stare lontani fisicamente, per evitare il contagio, ma uniti moralmente e spiritualmente. Winter Garden Hotel è vicina al territorio anche in un momento di grande difficoltà come quello che sta vivendo la provincia di Bergamo. Non si tratta di generosità. Il progetto ha visto il coinvolgimento congiunto di organizzatori e finanziatori per il sostegno delle spese di gestione e degli operatori coinvolti. Il Winter Garden Hotel ha messo a disposizione i suoi spazi con un messaggio positivo e propositivo: quello di essere un modello di accoglienza in momenti di difficoltà di un territorio di cui facciamo parte.”

Il Direttore

 

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