Formazione. Dal cercasi personale al cercasi studenti

Formazione. Dal cercasi personale al cercasi studenti

In meno di dieci anni più che dimezzato il numero degli iscritti agli Istituti alberghieri

Negli ultimi due anni la popolazione scolastica è diminuita di 300 mila unità. E gli Istituti professionali di stato per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera (IPSEOA) non fanno eccezione. Se il boom è stato nell’anno scolastico 2014-2015, con ben 64.296 “primini”, da lì è iniziata un’inarrestabile discesa, riducendosi a meno di trentamila nell’anno scolastico appena iniziato. Certo la scuola deve fare i conti con il cosiddetto “calo demografico” e le pesanti ricadute della pandemia, ma anche con un frenetico susseguirsi di riforme, tali da richiedere un sovrumano sforzo di adattamento, senza poter disporre di un congruo tempo di sedimentazione e attecchimento.

Ciononostante, quella degli IPSEOA è una realtà viva e vegeta con ben 363 istituzioni scolastiche  e tante buone prassi. Gli Istituti alberghieri, anche per il tramite della loro Rete nazionale (Re.Na.I.A), di alcune reti di scopo e delle loro associazioni regionali, non solo dimostrano di saper interagire con le istituzioni, ma anche di saper curare il rapporto con il territorio, le associazioni professionali e il mondo dell’ospitalità e della ristorazione. In generale godono di una buona reputazione, come è confermato dalle affermazioni degli allievi nelle competizioni internazionali, dal successo dei diplomati  all’estero e dalla fama della  cucina italiana.

La mobilità internazionale è in crescita, grazie ai tanti progetti messi in campo dalle scuole singolarmente o in rete, come il Progetto Made in Italy, dove docenti e studenti sono ambasciatori dell’enogastronomia italiana nel mondo. In ambito europeo grazie al noto Progetto Erasmus+ e al più recente Progetto e Twinning sono parecchi gli Istituti che attuano scambi con partner stranieri o che mandano i propri allievi in stage anche all’estero. Di qui la massiccia adesione ad un’associazione come l’AEHT, fondata nel 1988 (con sede a Lussemburgo) con l’obiettivo di sviluppare una formazione europea.

La carenza di personale nel settore turistico-alberghiero fa il paio con il calo di iscritti negli Istituti tecnici e professionali di indirizzo, scuole che si svuotano e imprese che non trovano lavoratori. Al Preside Luigi Valentini dell’Istituto “Crocetti-Cerulli” di Giulianova, Presidente della Re.Na.I.A., chiediamo di illustrarci lo scenario che abbiamo davanti.

“Sicuramente concorrono più aspetti al calo degli iscritti negli Istituti tecnici e professionali già in atto da qualche anno; è noto che gli istituti professionali siano scelti sempre meno dalle famiglie perché vengono erroneamente considerate scuole di serie B; qui si concentrano il disagio socio-economico, le disabilità, i bisogni educativi speciali. Inoltre è opinione comune che anche l’orientamento approssimativo fatto alle scuole medie (i bravi al liceo…) e la scarsa stabilità del corpo docente giochino un ruolo negativo nelle decisioni di famiglie e studenti. Tuttavia, insieme a questi fattori, la “caduta” corrisponde al calo demografico e al venir meno dell’attrattività del lavoro in hotel e in ristorante. Si evidenza con preoccupazione che i nostri giovani, “cullati” dal benessere, non sono sempre disponibili ad accettare occupazioni in determinati settori ritenuti faticosi o con turni troppo impegnativi. Sono i giovani immigrati che accettano i lavori che i nostri rifiutano, magari accontentandosi di condizioni contrattuali e salari minimi. E’ anche vero però che i bassi salari e la limitazione dei diritti contrattuali, presenti soprattutto in alcune aree del paese e nei lavori stagionali, allontanano i giovani da taluni mestieri ritenuti a torto o a regione poco soddisfacenti. A livello locale, si riscontra la difficoltà a riconoscere nelle scuole un soggetto attivo del territorio e del mercato del lavoro. La Re.Na.I.A., insieme a Unioncamere e FIPE, ha pensato ed avviato un progetto ambizioso sulla  Certificazione delle competenze in PCTO (ex Alternanza scuola/lavoro), vista dalla parte terza, che sono le aziende, e rappresenta in modo significativo la volontà e la disponibilità delle scuole di contribuire ad un’azione coordinata a livello territoriale per favorire l’occupazione giovanile e lo sviluppo locale.”

Le sequela di riforme, comprese le ultime due del 2011 e del 2017, non sembra abbiano centrato l’obiettivo di rilanciare l’istruzione tecnica e professionale né il crollo demografico da solo spiega il calo di iscrizioni degli ultimi anni. Ma perché gli Istituti alberghieri hanno perso di attrattività nonostante le tante opportunità di lavoro nel turismo e nella ristorazione?

Ecco la risposta del Preside Paolo Aprile dell’IPSEOA “Aldo Moro” di Santa Cesarea Terme, Vice-presidente dell’ AEHT.

“Per affrontare la drammatica carenza di personale, nei settori della ricettività, dell’accoglienza e della ristorazione, non possiamo immaginare di affidarci all’ennesima riforma organica delle offerte formative. Non ne abbiamo bisogno, perché sarebbe qualcosa di già visto. Da sempre formiamo schiere di allievi in grado di affrontare con successo le sfide del lavoro. Alcuni di loro scalano i vertici professionali, toccando vette altissime. Altri proseguono per gli studi universitari. La quasi totalità trova a brevissimo una collocazione dignitosa, ma è indubbio che non riusciamo a far fronte alla richiesta quantitativa e anche qualitativa che ci viene dal mercato del lavoro.

Rifuggendo da scorciatoie inutili, il problema quantitativo è legato alla riduzione del numero degli iscritti, certificato dalle statistiche e causato da una minore attrattività rispetto alle aspirazioni degli allievi, ma soprattutto delle famiglie. Che fare, dunque?

Senz’altro operare con convinzione per promuovere l’aumento del numero degli iscritti presso i nostri Istituti Alberghieri. Ciò per incrementare numericamente la platea dei potenziali addetti.

In secondo luogo, occorre promuovere la ricerca dell’eccellenza. Se si è già detto che le imprese del settore spesso non trovano sul mercato  le quantità di addetti necessarie, è altresì vero che si lamentano a volte del livello formativo di coloro che faticosamente riescono a reclutare. Verrebbe istintivamente da obiettare che “è il mercato, bellezza”, in quanto le risorse più pregiate se le aggiudicano coloro che offrono le condizioni migliori, ma è anche vero che se si potesse contare su una base maggiore di addetti, la loro maggiore disponibilità numerica aiuterebbe a calmierare il mercato stesso. Un bravo imprenditore del settore turistico-ristorativo sa che la chiave del suo successo sta soprattutto nel capitale umano, che va allevato, formato, nutrito, compensato, incentivato, con la consapevolezza di poterlo perdere, ma con la certezza che ci sarà sempre qualcuno disponibile laddove le condizioni di lavoro sono dignitose e le prospettive incoraggianti.”

Di fronte ad un sempre più preoccupante disallineamento fra domanda e offerta di lavoro c’è chi sostiene che i giovani non vogliono più lavorare e chi vorrebbe che  la scuola fosse in grado di formare figure qualificate con le competenze richieste oggi dall’impresa. La politica deve fare la sua parte ma non di meno è la formazione il fattore che può colmare il gap. Gli Istituti per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera come intendono affrontare queta grave distonia tra formazione e mercato del lavoro?

Per il Presidente Valentini: “Una grande opportunità viene offerta dal PNRR che prevede 5 miliardi da destinare all’edilizia scolastica. Considerando quale importanza hanno le scelte architettoniche per l’istruzione professionale in generale e per quella alberghiera in particolare è auspicabile che anche gli interventi per garantire spazi adeguati, attrezzature e risorse tecnologiche convenienti siano effettuati laddove il bisogno è più che evidente. Sicuramente la maggiore flessibilità consentita nell’organizzazione didattica ed oraria con la recente riforma può favorire la realizzazione di curricoli più mirati ad assicurare profili maggiormente in sintonia con i bisogni formativi degli studenti e con le vocazioni e le opportunità dei territori. Per allargare la platea occorre coniugare le innovazioni con la tradizione, differenziando i percorsi e accompagnando la crescita delle eccellenze, guardando non solo all’Università, ma anche ad appositi percorsi di specializzazione post-secondari nell’ambito della formazione tecnica superiore”.

Resta da chiedersi se nel contesto internazionale i nostri istituti sono ancora sufficientemente competitivi.  A conferma il Preside Aprile cita la sua esperienza:

“La mia recente elezione alla vicepresidenza dell’Associazione Europea degli Istituti Alberghieri A.E.H.T., carica che mancava a un italiano da circa vent’anni, è una dimostrazione della rinnovata considerazione (forse solo un po’ offuscata negli ultimi decenni) verso gli Istituti alberghieri italiani e la loro offerta formativa. Chi, come noi, ha avuto esperienze internazionali dappertutto, sa bene quale amore ci sia verso il nostro Paese, le sue bellezze e le sue bontà. Ecco. Operare per rispondere al meglio alle grandi aspettative altrui nei nostri confronti. È una responsabilità non da poco che noi ci sentiamo pronti ad assumerci, proprio perché, pur volando molto in alto… crediamo di essere rimasti con i piedi ben piantati a terra.

Un’ultima notazione mi sia consentita. L’attenzione verso chi è portatore di Bisogni Educativi Speciali è qualcosa di connaturato agli Istituti Professionali come il nostro. Ebbene, il nostro modello inclusivo e attento agli ultimi, salvaguardando le aspettative degli eccellenti, è molto ammirato, specialmente nel Nord Europa, laddove inclusione e integrazione sono spesse volte concetti molto più sfumati e molto meno praticati.”

La drammatica mancanza di personale rischia di compromettere seriamente la ripresa di un comparto vitale per la nostra economia come il turismo. In Italia attualmente c’è una carenza stimata in 250.000 addetti e in Europa mancano addirittura 1,2 milioni di lavoratori nel turismo e delle attività legate al tempo libero. E nessuno sa dove andarli a cercare.  Il problema è complesso e non si risolve con soluzioni semplicistiche. La sensazione è che stavolta occorra ripensare in profondità la formazione, ma soprattutto il mercato del lavoro a cominciare dai salari e dalle regole d’ingaggio, comprese le politiche migratorie.

  testo e interviste di Ilario Ierace

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