Rooms Hotels. Perchè non adottare la tariffa a metro quadro?

Il sistema alberghiero italiano soffre di due clamorose problematiche: la prima è l’abissale differenza di standard territoriali in termini di “categorie”, argomento nei confronti del quale gradiremmo una Legge Nazionale che indichi, senza tema di smentita, cosa definisce un albergo a 3, 4 o 5 stelle (e cosa no).

La seconda problematica, per nulla indifferente, riguarda la “dimensione delle camere” (argomento che potrebbe rientrare nella problematica pertinente la categorizzazione alberghiera ma che può vivere di vita propria).

Molte camere di strutture metropolitane quadristellate sono poco più che loculi, roba che poteva andare bene al turista giapponese degli anni 90, affittate a prezzi inconcepibili se, appunto, parametrate alla “comodità”.

Sappiamo benissimo che una struttura centrale a Roma o a Milano ha costi esorbitanti e che la marginalità si ottiene dallo sfruttamento metodico di ogni centimetro quadrato, ma che si debba camminare di traverso, come i granchi, per spostarsi all’interno di alcune camere (per non dire dei bagni) ci sembra persino poco dignitoso.

Quale tariffa applicare?

Varrebbe allora la pena ripensare la tariffazione non “per camera”, ma “per camera al metro quadro”, offrendo così la possibilità al cliente potenziale di valutare il rapporto tra “costo e comfort“, non diversamente dal parametro base che si utilizza nei contratti di locazione.

Il modello consentirebbe di proporre suite, junior suite, kingsize rooms, studios, juniors rooms parametrando (e presentando) sia le caratteristiche strutturali dell’offerta, sia la metratura e il relativo valore, in un quadro di straordinaria trasparenza e coerenza nei confronti delle differenti aspettative dei singoli potenziali clienti.

In attesa che dal Ministero si alzi una manina ad indicare che una Legge Nazionale sulle Categorie Alberghiere può essere definita, si potrebbe iniziare da qui.