Sostenibilità. E se il mio Albergo fosse “Eco”?

Sostenibilità. E se il mio Albergo fosse “Eco”?

Il Turismo è Sostenibile solo quando il Turista è Responsabile e consapevole delle sue azioni, dei suoi consumi e delle ricadute che le sue azioni avranno sul territorio

Si fa un gran parlare di Sostenibilità, e il più delle volte se ne parla a vanvera, ovvero non si sa proprio di cosa si stia parlando. Una cosa è fare un po’ di “green marketing” per andare incontro alle esigenze che la clientela sembra esprimere, e allora basta mettere nelle camere le informazioni utili del tipo: non sprecare l’acqua, spegni la luce quando esci, differenzia i rifiuti, e fin lì ci arrivano tutti. Altra cosa è definire un criterio di Sostenibilità: sostenibili per cosa? per l’Ambiente? per l’Economia? per il territorio in cui la struttura esiste? per i dipendenti?

Banalmente: il medesimo concetto di sostenibilità, ad esempio energetica, rischia di non essere funzionale per il cliente, che pretende acqua calda sempre e subito e detesta le lampadine che non brillano immediatamente. Regna poi un’infinita confusione nel settore delle certificazioni: c’è la LEED, ma riguarda nuove costruzioni o strutture completamente ristrutturate; c’è l’Eco Bio Turismo ICEA, l’americana GREEN GLOBE, c’è GREEN KEY, Blue Flag, Earth Check. Ce ne sono a bizzeffe, tutte molto poco conosciute in Italia, non solo dagli albergatori ma soprattutto dalla clientela. Perché poi il problema non è tanto ottenere la certificazione, quanto utilizzarla per ottenere un vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza, e se il marchio che ci appiccichiamo non è conosciuto che senso commerciale ha? E’ evidente che una cosa è la coscienza ambientale, altra la consapevolezza della necessità di riduzione dei consumi e di conservazione energetica (cose che incidono sui costi, per cui ci si sta attenti), altra infine è l’utilizzo commerciale dei “crediti” e degli accrediti, perché una cosa è spendere, altra è investire. Ci sono poi quelli che si arrangiano e fanno da sé: appiccicano la parolina “Eco” al loro albergo e la cosa finisce lì.

Eco, Verde o Sostenibile? Il problema non è l’etichetta che ci diamo, ma il comportamento responsabile del Turista e l’organizzazione della Pubblica Amministrazione. Una ventina d’anni fa il Laboratorio didattico ambientale della Regione Piemonte, Pracatinat, mi affidò la presidenza di un gruppo di lavoro il cui compito era definire i criteri per il Turismo Sostenibile del Territorio. Fu un lavoro complesso, partecipato da personaggi competenti quali l’Architetto Francesco Paolo Piemontese, l’ideatore di Punta Ala purtroppo recentemente scomparso, e il Prof. Mario Salomone, Presidente di Schol’è e motore di diversi progetti eco-sistemici internazionali. Oggi, a fronte di quell’esperienza, rimango perplesso di fronte ai tentativi del comparto turistico alberghiero in salsa ambientalista, tentativi che mi sembrano pure e semplici manovre di “green washing”. Da centinaia di migliaia di anni l’uomo si “difende” dalla natura: basta passare un fine settimana in un bosco, senza attrezzi moderni, senza zanzariera, accendini, carbonelle, camping-gas, insetticidi e repellenti, per rendersi conto che la natura, in libertà, non è benigna.

Da sempre l’Uomo cerca di adattare la natura a se stesso e alle sue esigenze piuttosto che adattarsi alla natura. Quindi, certo: ben venga il verde negli alberghi, ma un verde “curato e gestito”, cura e gestione che spesso fanno riferimento a prodotti di sintesi per rendere le piante sane, rigogliose e prive di afidi. Quindi, certo, ben venga il Feng Shui, che se ci credi funziona altrimenti vivi lo stesso anche dormendo rivolto a nord. Quindi, certo, ben vengano i materiali e i coibentanti naturali. Quindi, certo, ben venga la ristorazione a km 0, sempre che non siamo su un’isola. Eco, suffisso modaiolo, in sé significa poco: forse siamo immersi in un Parco, forse abbiamo usato solo legno proveniente da quel parco, forse siamo collegati ad una rete elettrica che si dice sostenibile (vai un po’ a vedere…), o forse l’arredo pullula di verde.

Vacanze e itinerari “Eco” nel deserto del Gobi, in Groenlandia e in Amazzonia sono tre esperienze Eco piuttosto suggestive che non mi sentirei di raccomandare se non a esperti esploratori.

Green, altro aggettivo che impera, ci offre l’idea di un’immersione in ambienti incontaminati, ma l’ambiente incontaminato è tremendo, popolato da insetti, ragni, serpenti e pericoli di ogni sorta. Generalmente apprezziamo ambienti quanto basta controllati e condizionati: passeggiare in montagna è bellissimo, incontrare orsi nervosi è molto meno bello. Un albergo, qualsiasi albergo, utilizza la corrente elettrica che il Comune e le sue Partecipate mettono a disposizione, indipendentemente dal nome che appare sul contratto di servizio; un albergo utilizza l’acqua potabile del Comune, la sua rete fognaria, il suo sistema di raccolta dei rifiuti, ed eventuale riciclo o utilizzo. L’albergo in sé può metterci la migliore buona volontà, ma se gli Amministratori del Territorio hanno scarsa sensibilità ambientale, non c’è niente da fare.

Se non esiste una Consapevolezza Ambientale a tutti i livelli, cosa che nella Pubblica Amministrazione cozza con interessi storici, abitudini, prebende, contrattini, e costi sbalorditivi di manutenzione degli impianti e delle risorse, per quanta buona volontà ci si metta essere Green e Sostenibili è un’impresa ardua. In sostanza la cosa principale per fare Turismo Sostenibile è il Comportamento del Turista.

Se fossimo davvero Sostenibili non avremmo l’aria condizionata in camera: provate a spiegarlo a un ospite di un hotel di categoria superiore e scoprirete che la Sostenibilità è un miraggio. In alternativa abbiamo l’aria condizionata, prodotta dal tetto fotovoltaico dell’hotel. Bene nella misura in cui il Turista non tiene acceso a manetta l’impianto. Bene nella misura in cui il turista fa una doccia, breve, al giorno e non tre o quattro da venti minuti l’una, o non tira lo sciacquone ogni volta che getta un coriandolo nel bagno.

Perché la questione che divide e che separa non è l’etichetta che ci diamo, ma il comportamento che assume il Turista.

Ci si può anche certificare, disporre di un Eco Label (gli istituti che offrono la certificazione sono ormai una pletora), ci si può impegnare assiduamente nella tutela dell’ambiente e delle risorse naturali, nella gestione ecologica delle strutture ricettive, nella raccolta iper differenziata, nell’evitare ogni forma di spreco, nella promozione della cultura locale e persino nella ristorazione con prodotti da agricoltura biologica, ma se il cliente fuma due pacchetti di sigarette a letto, ruba le merendine al buffet, desidera le fragole sul gelato a dicembre, viaggia su una Lada Niva del 71 che consuma come un’autobotte e usa deodoranti al propano, non ci possiamo fare niente. Giusto, giustissimo, persino sacrosanto osservare le regole della Sobrietà dei Consumi, fare in modo di non disperdere energia e acqua, sostenere e promuovere l’economia di prossimità: ma il Turismo è Sostenibile solo quando il Turista è Responsabile e consapevole delle sue azioni, dei suoi consumi e delle ricadute che le sue azioni avranno sul territorio. Il resto è marketing.

Informazioni su

Ho operato nel settore del Marketing alberghiero e turistico per oltre 30 anni, spesi fortunatamente non nel fare per trent'anni la stessa cosa ma cercando, per trent'anni, di migliorare e innovare quello che facevo. Con una consistente esperienza di formatore e docente, ho anche bighellonato nel mondo del giornalismo.

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