Un giovane Maître racconta: “Perché ho scelto l’Italia”

Un giovane Maître racconta: “Perché ho scelto l’Italia”

Riprendiamo l’intervista con il giovane Maître che ha lavorato in Germania ma, nonostante tutto, è ritornato in Italia: Alessandro Lucchi ci spiega il perchè. La 1a puntata è visibile cliccando su questo link: https://www.albergo-magazine.it/le-difficolta-di-ricerca-del-personale-un-giovane-ci-racconta-le-sue-esperienze/

L’organizzazione lavorativa in Germania

Dopo il primo colloquio – mi hanno dato un fascicolo con tutte le informazioni sulla struttura, le info del Hotel – gli atteggiamenti da tenere sul lavoro, il ruolo mio e quello dei colleghi. Per gli Hotel appartenenti al Principe d’Assia, esiste anche un vademecum su come trattare la famiglia. Nelle istruzioni, sono inoltre compresi i diversi benefit che l’hotel offriva ai dipendenti!!

Oltre agli aspetti, diciamo così dello stare sul posto di lavoro, gli hotel hanno delle guide in cui sono indicati gli standard da mantenere in Hotel: come si prepara x – quali sono le mansioni dei vari livelli gerarchici, quindi dei mansionari dedicati e dettagliati. In altre parole, se devi fare un tavolo imperiale, sai che lo devi fare così, o cosà – e questi standard si tramandano e si trasferiscono dall’uno all’altro in modo che tutti possano svolgere al meglio il proprio lavoro.

Riguardo la Logistica e i costi per l’alloggio?

Dove ho lavorato io tendenzialmente non ti danno alloggio – in Germania per lavorare hai bisogno di un numero identificativo – “Steuernummer” – qualcosa tipo il nostro codice fiscale, ma per averlo devi avere un’abitazione. Qui si apre una contraddizione, se non hai una casa – ma la trovi solo se hai un Steuernummer – non puoi avere un lavoro! In questi casi o ci si rivolge a residenze temporanee, tipo gli ostelli oppure devi trovare qualcuno che ti offra un alloggio. Diciamo che per 55 mq spendevo circa 900 € al mese.

Ma rispetto a uno stipendio di quanto parliamo circa?

È complicato – per prendere una casa in affitto – normalmente devi avere una busta paga che deve coprire i costi logistici non oltre il 30% del tuo stipendio. È una regola comune, non scritta ma bene accettata.

Orari, turni, stipendi, assicurazioni e benefit: cosa ci può dire?

Partiamo dagli orari di lavoro: non esite il turno spezzato! O la mattina o la sera (turno unico di 7,75 ore con mezz’ora di pausa pranzo) – 7 ore di lavoro 30 minuti di pausa pranzo / cena – altri 15 minuti di pausa durante l’orario di lavoro; 5 giorni alla settimana. È richiesta una certa elasticità riguardo alla presenza negli orari di lavoro, essendo impegnati con attività a contatto con il pubblico è ben comprensibile. Anche un quarto d’ora in più veniva registrato, attraverso una contabilità certosina. In fas di rendicontazione, le ore lavorate in più, venivano o pagate, oppure, si potevano anche recuperare. In Germania gli stipendi sono stabiliti da DEHOGA, L’Associazione tedesca degli alberghi e dei ristoranti. DEHOGA, che si tratti di politica del mercato del lavoro o di contrattazione collettiva, di formazione e perfezionamento; determina, di conserva ai sindacati di categoria, profili lavorativi e livelli retributivi per l’intero settore.

Il lavoro, quindi, sembrava conciliarsi bene con la vita privata?

Decisamente sì, si ha più tempo per sé stessi e per vivere la vita. Ci si può dedicare alle proprie passioni, si possono frequentare corsi, se si ha voglia e desiderio, si possono raggiungere altri traguardi professionali avendo tutto il tempo necessario e a disposizione per mantenersi aggiornati, perfezionarsi e crescere.

Ed il lato sanitario e assicurativo?

Bisogna avere un’assicurazione e si è coperti solo se si ha un lavoro, in caso contrario si è tenuti a corrispondere una quota, diciamo a titolo privato, per poter accedere ai servizi sanitari.

Riguardo la divisa come si era organizzati?

All’accesso sul posto di lavoro, mi sono state assegnati alcuni indumenti, tra cui una giacca e due coreane. Per il lavaggio e il trattamento della biancheria, a mie spese, potevo fare affidamento sulla lavanderia del hotel. Lavorare come dipendente presso il Grand Hotel di Francoforte comportava anche la possibilità di accedere a molti benefit riservati al personale – in più per tutti i collaboratori che potevano vantare una stabilità nel ruolo, erano previsti premi annuali di 500 €. Inoltre, qualora un dipendente fosse impiegato per periodi ancora più lunghi, erano previste premialità per ricompensare la permanenza e l’anzianità di ruolo.

Perché ha quindi deciso di rientrare in italia?

C’è un motivo legato alla pandemia da COVID e uno affettivo! Con la pandemia anche in Germania si sono determinate delle criticità a causa delle restrizioni, ai confinamenti e agli isolamenti. Nel 2021 ho quindi deciso di rientrare in Italia. Tramite la rete delle mie conoscenze ho poi trovato subito l’occasione per rimettermi in gioco ricominciando a fare le “classiche” stagioni al mare. Quest’estate, per esempio, ho ricoperto il ruolo di Maître presso l’Hotel Torremaura di Milano Marittima.

Dal suo punto di vista può allora esprimere un confronto analizzando i pro e i contro tra il suo lavoro qui in Italia e la sua esperienza sul suolo tedesco.

I pro sono abbastanza evidenti e se vogliamo anche fin troppo banali: sono a casa mia; vedo i miei genitori, posso frequentare gli amici, ecc. ecc. – in termini professionali, lavorare con colleghi italiani è poi pur sempre un privilegio. Da un punto di vista, diciamo così dei contro, invece si sente che sul lavoro le cose qui in Italia sono organizzate in modo molto differente. Ci sono certamente dei gap da un punto di vista organizzativo, in special modo per quanto riguarda gli orari di lavoro. Spesso in stagione si lavora fin oltre le 12 ore giornaliere e alle volte dovendo anche saltare il giorno di riposo. Già solo questo aspetto mette molto in difficoltà la possibilità di poter gestire in tranquillità un livello di vita appena decente.

Capita inoltre spesso e ne ho notizia da parte di numerosi colleghi, che raramente ci siano contratti di lavoro che si possano chiamare tali. In questo contesto si possono leggere alcune contraddizioni. Contrariamente a quanto si può leggere e ascoltare da parte del mainstream dell’informazione, non è del tutto vero che i problemi dell’industria turistico alberghiera dipendano dalla sola carenza del personale e quindi dall’assistenzialismo vedi reddito di cittadinanza. Sembra che ci siano ancora in vigore delle politiche di gestione delle cosiddette “risorse umane”, soprattutto nel nostro settore, che poco hanno a che vedere con la valorizzazione delle professionalità; con la creazione e lo sviluppo di condizioni di lavoro accettabili. A mio avviso, in questo modo non si creano i presupposti per gettare le basi per dei servizi competitivi e massimo livello. Ci vorrebbe a mio personale avviso, una maggiore considerazione delle persone e delle professionalità che sono in grado di esprimere. Dico questo, perché lavorando in Germania, ho potuto appurare che un diverso trattamento degli impiegati d’albergo in generale, non solo è possibile, ma è anche un’opportunità di sviluppo e crescita per tutta l’industria ricettiva.

Cosa si sentirebbe quindi di consigliare ai datori di lavoro che denunciano una penuria di personale?

Agli imprenditori turistico alberghieri consiglierei di fare un attento esame di coscienzanon tutto quello che sta succedendo nel nostro settore dipende dal reddito di cittadinanza. Forse e più che altro la pandemia ha messo in luce che l’estrema precarizzazione del lavoro comporta sacrifici tali per cui un lavoratore dovrebbe rinunciare a qualsivoglia progetto di vita: metter su famiglia, avere un alloggio adeguato, per qualcuno anche sono mantenere i figli a scuola; non sono condizioni accettabili.

Credo che se l’industria dell’accoglienza e della ristorazione sapesse offrire e individuare un corretto contesto lavorativo, con i giusti incentivi, le persone tornerebbero volentieri a operare nel settore. Chi sa per esempio proporre fin da adesso orari di lavoro trasparenti e sostenibili; alloggi adeguati e non camerate che farebbero impallidire anche un campeggiatore anni Sessanta, con per esempio anche solo una connessione wi-fi gratuita e a basso costo; una fornitura di divise e il servizio di lavaggio compreso e infine percorsi di crescita professionale; ecco, credo che sarebbe molto più facile attrarre i talenti che si desidera tanto avere.

Per essere competitivi nelle attività a contatto con il pubblico, ma vale credo in qualsiasi altro contesto, poter avvalersi di risorse umane, formate, motivate, felici del proprio mestiere e del proprio ruolo, spesso vuol dire poter fare veramente la differenza. Non vale la pena di cambiare personale ogni anno, un’azienda vincente così come cerca di fidelizzare la clientela, altrettanto potrebbe e dovrebbe fare con la fidelizzazione del proprio personale.

Quali sono ora le sue prospettive professionali?

Il mio più grande desiderio, sarebbe di poter aprire un’attività alberghiera tutta mia. Il lavoro a contatto con il pubblico mi piace e arrivare a possedere qualcosa di mio è un po’ il mio sogno nel cassetto. Da questo punto di vista più che an ristorante, vorrei puntare ad aprire un piccolo hotel di charme!

Infine cosa pensa della sua professione in prospettiva?

È difficile da dire. Occorre adattarsi rapidamente alle esigenze delle nuove generazioni. Per esempio, sembra che tra le nuove abitudini ci sia anche quella di orari dei pasti più ampi e spesso la gioventù di adesso ama mangiare più tardi la sera rispetto anche solo a pochi anni fa e non sono solo questi i cambiamenti. Altri mutamenti riguardano e riguarderanno certamente anche il servizio di sala in generale, ma per estrema sintesi possiamo dire che sempre di più ci sarà diffusione di stili e tendenze diverse che certamente il mercato saprà cogliere rapidamente.

La chiosa finale

Ringraziamo il nostro intervistato e passiamo alle conclusioni. Abbiamo colto l’occasione rappresentata dalla possibilità di intervistare un valido professionista che ha avuto una lunga esperienza all’estero e che ci ha offerto una visione su processi e modalità diverse da quelle magari in uso non su tutte le attività turistiche italiano, ma certamente e purtroppo ancora in molte situazioni.

Il confronto vuole essere un momento propositivo, incardinato in un contesto in cui siamo in presenza di una forte accelerazione degli eventi la maggioranza critici, alcuni positivi. Ribadiamo se ce ne fosse ancora bisogno e come ancora recentemente ripetuto anche dal Presidente degli Industriali Bonomi quanto sia importante che le imprese siano in grado – ma anche messe in condizione – di offrire “un lavoro degno”. Un lavoro basato sulla sicurezza, “libero”, “creativo” e “solidale”. Per le aziende del turismo, vige sempre più l’esigenza di creare il giusto contesto per attrarre i lavoratori, i giovani soprattutto, per potersi garantire un sereno sviluppo e futuro anche per le prossime decadi. Infine, non si può non confermare ancora una volta quanto il lavoro, a qualsiasi livello è questione “chiave” per lo sviluppo dell’intero paese.

Intervista di Giuseppe Poggi, direttore d’albergo – 2 puntata, fine

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